ESCLUSIVA SN - Bettarini tra passato, presente e futuro: "Perchè non dimenticherò mai i tifosi Sampdoriani"

24.03.2014 22:03 di Diego Anelli   vedi letture
ESCLUSIVA SN - Bettarini tra passato, presente e futuro: "Perchè non dimenticherò mai i tifosi Sampdoriani"
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In vista del doppio impegno di campionato Sampdorianews.net ha avuto il piacere di intervistare in esclusiva Stefano Bettarini, uno dei protagonisti della straordinaria Sampdoria di Walter Alfredo Novellino e un indimenticato doppio ex che conosce a fondo gli ambienti della Genova Blucerchiata e della piazza viola:

Stefano, cosa ha rappresentato la Sampdoria nella tua carriera? “Nel mio cuore anche Bologna, Parma e Cagliari ad esempio hanno un posto particolare, ma i migliori ricordi in assoluto sono associati alla Sampdoria, in blucerchiato abbiamo vinto qualcosa d'importante e abbiamo provato sensazioni speciali, quei 3 anni mi sono rimati dentro e non possono essere dimenticati. Ho avuto la fortuna di girare molto in carriera, ho conosciuto belle tifoserie che si sono dimostrate valide e calde, capaci di farsi rispettare in Italia e in Europa, ma la Sampdoria è stata qualcosa di speciale”.

In particolare cosa ti è rimasto dentro dell'esperienza in blucerchiato? “Della Sampdoria ho tantissimi bei ricordi, nessuno negativo, abbiamo vinto subito il campionato cadetto con Novellino, vinto 3 derby di fila contro il grifone, li ricordo sempre volentieri, quando mi capita di guardarli godo sempre, abbiamo vissuto anni positivi con Novellino e Marotta, stagioni difficilmente cancellabili”.

Che atmosfera regnava dentro lo spogliatoio di quella Sampdoria? “Ho avuto la fortuna di conoscere validi compagni, ma in primis grandi uomini, alla base di obiettivi importanti è fondamentale poter contare su un gruppo forte e noi lo eravamo, la squadra era composta da leader importanti, come Flachi, Bazzani, Volpi, Diana, Palombo, Sacchetti, Gasbarroni, Conte, Grandoni per citarne solo alcuni. I risultati ottenuti sono stati possibili grazie al merito di un gruppo simile che ha fatto la differenza. Mi spiace per quanto accaduto a Flachi qualche anno più tardi, è un bravo ragazzo, può capitare di avere delle disavventure nella vita, servirebbero due vite per non commetterle, ma l'importante è saper affrontare i problemi, superarli e uscirne a testa alta come ha fatto anche lui”.

Gli anni in viola: emozioni e ricordi. “Alla Fiorentina ho vissuto due anni e mezzo, perchè a metà della terza stagione sono andato al Bologna e poche settimane dopo il mio trasferimento, ho segnato proprio contro i viola, realizzando il goal che fu premiato come la rete dell'anno nel derby dell'Appennino vinto per 3-0. Furono anni positivi in termini di risultati, andammo due volte in Champions, prima con Malesani, poi con Trapattoni, arrivare tra le prime quattro fu un grande traguardo. Mi è dispiaciuto dover partire, ma quell'anno la Fiorentina spese 15 miliardi per comprare Heinrich dal Borussia Dortmund, Trapattoni lo vide giocare e se ne innamorò, portandolo a Firenze. Il mio ruolo divenne meno importante, ero un'alternativa, personalmente preferisco vivere la settimana e prepararla pensando di poter scendere in campo la domenica, senza viverla da spettatore, decisi allora di andare altrove e ho avuto ragione, perchè con Mazzone a Bologna ho reso come speravo, ciò però non toglie il fatto che abbia vissuto anni importanti a Firenze”.

Stiliamo un bilancio della tua carriera: pensando al passato hai qualche rimpianto? “Il mio unico rimpianto è aver finito troppo presto la carriera, ma non è dipeso da me, non ho trovato società altrettanto serie che mi coinvolgessero e mi offrissero contratti normali, senza troppe pretese da parte mia, per poter proseguire la carriera erano necessarie le giuste motivazioni”.

Il tuo pensiero in merito alla grande ripresa dell'attuale Sampdoria sotto la guida di Sinisa Mihajlovic. “Avevo già saputo con qualche settimana d'anticipo che sarebbe arrivato Mihajlovic alla Samp, in virtù del comune ex nostro procuratore Sergio Berti. Sinisa ha dato una grande marcia in più ai blucerchiati, grandi meriti sono i suoi, bravi però anche i ragazzi a seguirlo, perchè è sempre necessario che i giocatori in campo mettano il proprio contributo. Sinisa si è confermato un allenatore di polso, una persona vicina ai giocatori come uomo e amico, qualità fondamentali affinchè il giocatore possa dare quel qualcosa in più”.

Mercoledì in trasferta contro il Sassuolo, mentre domenica riceveremo la visita dell'ambiziosa Fiorentina. Cosa ti aspetti dai blucerchiati in termini di punti e prestazioni? “Se la Samp mantiene la testa sul pezzo può andare lontano e togliersi belle soddisfazioni, ma se scende in campo come è successo a Bergamo rischia di fare brutte figure anche contro squadre di livello inferiore, tutto dipende dall'approccio alla gara. Con il Sassuolo mi aspetto una gara molto combattuta, gli emiliani si giocano una delle ultime possibilità per restare in serie A, non sono mai belle partite perchè subentrano aspetti nervosi, ma la Samp è sicuramente compagine di livello superiore, se gioca con la giusta mentalità non avrà brutte sorprese. Con la Fiorentina domenica sarà un match di grande difficoltà, i viola di Montella esprimono un bel calcio, ma la Samp, anche in virtù della tranquillità generata dalla posizione in classifica, può giocarsela a viso aperto”.

Contro il Verona un tuo ex compagno ha gonfiato la rete dopo due anni e mezzo.. “Sono contento che Angelo sia tornato al goal, è un bravo ragazzo che si è sempre messo a disposizione del gruppo, anche lui in passato non ha vissuto momenti facili, ma ora è tornato il sereno, fare goal fa sempre piacere, Angelo è un professionista serio, purtroppo nell'arco della carriera possono capitare certe situazioni, ad esempio un allenatore che non ti vede, o altre dinamiche. Nel mio caso accadde quando ero alla Lucchese, uscì la sentenza Bosman, andai via a parametro zero,mentre la Lucchese aveva investito un miliardo delle vecchie lire per prelevarmi dall'Inter, andai al Cagliari di Cellino”.

Il tuo aspetto estetico ti ha agevolato, oppure ha offuscato le tue qualità da calciatore? “Ti ringrazio per la domanda, quest'aspetto sinceramente mi caricava a dover dimostrare qualcosa più degli altri, se facevo partite normali mi rompevano le scatole, era un bel incentivo. L'aspetto estetico e il fatto di essere il marito, il compagno di una donna famosa del mondo dello spettacolo mi portava a trovare dentro di me una carica ulteriore, per dimostrare a tutti che dietro al Bettarini apparentemente belloccio c'era  il giocatore che si faceva rispettare in campo, del resto dappertutto dove ho giocato, allenatori, compagni e tifosi hanno di me un bel ricordo, mi fa davvero piacere, significa che sono riuscito a far prevalere su ogni cosa l'amore e la serietà verso la mia professione”.

Il tuo nome in determinate occasioni è stato coinvolto in vicende extracalcistiche... “All'epoca abitavo a Bogliasco, arrivò la perquisizione nel mio appartamento, ci fu la ressa di telecamere e giornalisti, ma io non sapevo nulla di cosa stesse succedendo, Marotta mi convocò negli uffici per avere chiarimenti ma gli giurai sui miei figli che non c'entravo assolutamente nulla. All'epoca ogni giocatore avrebbe avuto un premio di 50.000 euro in caso di qualificazione all'Europa League, come sempre, anche a Modena, tutti noi siamo scesi in campo con il coltello tra i denti a prescindere dal fatto che nel calcio chi lotta per salvarsi, come in quel caso il Modena, possa spesso avere motivazioni ancora superiori. Noi volevamo andare in Europa, sia il sottoscritto che Marasco eravamo persone completamente estranee a tutto, il mio nome fu usato come strumento di risonanza mediatica, la giustizia sportiva mi condannò per omessa denuncia, ma dopo otto – nove anni entrambi siamo stati assolti per non aver commesso il fatto. Con il senno di poi avrei rifatto le medesime cose, non avrei mai denunciato un ex collega il quale mi scrisse soltanto se eravamo carichi in vista di domenica, non esistevano assolutamente i presupposti per una denuncia. Lo conosco come uomo e giocatore, non si sarebbe mai permesso di chiedermi altro, ovviamente se mi fossero arrivati messaggi di ben altro tenore, l'avrei mandato in quel posto e avrei subito presentato denuncia. E' stato vittima di persone che hanno provato a sfruttare quella vicinanza per ricevere determinate informazioni. Nei mesi della sentenza ricordo che andammo a disputare un'amichevole a Marassi e la curva lanciò dei cori pronunciando il mio nome incitandomi a non mollare, per il sottoscritto si trattò di una grande dimostrazione di affetto nei confronti del giocatore e in primis dell'uomo, facendomi capire che nessuno di loro poteva mai pensare che avessi potuto compiere determinate cose, anche per questo non dimenticherò mai i tifosi Sampdoriani”.

Il mondo del pallone ha ancora spazio nel presente e futuro di Stefano Bettarini? “Non ho la pazienza per poter intraprendere la carriera da allenatore, occorre fortuna per poter partire subito da categorie importanti come la serie B o la massima serie, altrimenti bisogna fare la gavetta in terza serie, non penso di rientrare tra i fortunati che possono iniziare immediatamente da piazze importanti. L'allenatore talvolta deve seguire i consigli del Presidente ed essere bravo a livello mediatico, invece io dico sempre quello che penso e in tale ruolo non è sempre una cosa positiva. La professione di procuratore richiede invece tanto tempo per poter andare in giro a vedere numerosi giocatori, il calcio è molto cambiato in questi anni, i settori giovanili sono sempre meno curati, bisogna girare tanto, mentre vorrei aver la possibilità per dedicarmi alla mia vita privata e ai miei interessi, ho comprato diverse case, ho vari affitti da seguire e voglio conoscere posti che non ho avuto la possibilità di visitare quando giocavo, ad esempio Miami, partirò domattina e rientrerò tra un mese e mezzo”.

Quale ruolo ha avuto la tv nella tua vita? “Non ho mai considerato la tv come la mia professione, ma soltanto un divertimento, un'alternativa, un distrazione rispetto a tante altre cose di quel periodo, mi pagavano per andare in tv, mentre quando ero ragazzino avrei pagato di tasca mia pur di coronare il sogno di diventare calciatore e ci sono riuscito. Ho sostenuto tanti sacrifici, ho vissuto in campo tanti anni della mia gioventù, talvolta non si andava la sera a mangiare la pizza con gli amici, non si poteva far tardi, perchè bisognava rientrare presto a casa in vista dell'allenamento previsto in mattinata, era importante allenarsi bene e mantenersi integri. Sono stato fortunato, è stato un privilegio fare il calciatore, è la mia passione, lavorare significa svegliarsi alle 5 di mattino per andare in fabbrica”.

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