L’eco delle impronte. Auguri a capitan Palombo

25.09.2015 00:10 di  Serena Timossi  Twitter:    vedi letture
L’eco delle impronte. Auguri a capitan Palombo
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

E’ passato molto tempo da quando, poco più che ragazzino, Angelo Palombo faceva capolino a Bogliasco in punta di piedi. Un’intuizione di mercato di Beppe Marotta, che lo tesserò dopo il fallimento della Fiorentina.

Da allora la strada percorsa insieme ai colori blucerchiati è stata lunga, spesso in discesa e costellata di panorami mozzafiato (la promozione in Serie A con Novellino, il ritorno in Coppa Uefa, i derby vinti, la conquista del quarto posto valevole per l’accesso ai preliminari di Champions League, una cavalcata sino alla finale di Coppa Italia persa ai calci di rigore con la Lazio), talvolta tortuosa e in salita (la sventurata partita con il Werder Brema, il baratro della retrocessione, l’allontanamento dalla Samp quando sembrava non rientrare più nei piani societari).  

Spesso la prima immagine che i media tendono ad associare al suo rapporto con i colori blucerchiati, che veste dal 2002, con una breve parentesi nerazzurra, è rappresentata dalle sue lacrime del giorno in cui, al triplice fischio di Samp-Palermo, la retrocessione divenne realtà. Erroneamente, perché il Palombo che ci piace accostare all’U.C. Sampdoria è il grintoso giocatore che mordeva le caviglie degli avversari in una mediana con la regia di Volpi, poi promosso ad anima del centrocampo dalla gestione Mazzarri.

Capitano sino alla sua cessione all’Inter a titolo temporaneo, ha visto ereditare la fascia da Daniele Gastaldello, ragazzo d’oro, serio e determinato dentro e fuori dal campo, la miglior scelta possibile per una Samp che doveva risorgere, e in fretta, dalle proprie ceneri. Oggi è di nuovo il capitano di mille battaglie, con qualche primavera in più.

Nonostante il passare del tempo si faccia sentire in termini di brillantezza, ed averlo impiegato in un ruolo non congeniale, ossia al centro della retroguardia, durante il preliminare di andata di Europa League non lo ha certamente favorito in tal senso, talvolta l’esperienza diventa necessaria e al servizio della squadra, come in occasione della reazione con il Napoli la seconda giornata di campionato, in cui è stato protagonista di un secondo tempo quadrato, lucido e compatto davanti alla difesa, da buona spalla di un ispirato Fernando.

Gli anni passano e il ragazzo di Ferentino, che compie 34 anni quest’oggi, è ormai un uomo nella parte finale della sua carriera, indissolubilmente intrecciata alla storia recente blucerchiata. “Non ricorderai i passi che hai fatto nel cammino, ma le impronte che hai lasciato” e i colori che ti hanno reso ciò che sei oggi, aggiungiamo, insieme alle voci dei tifosi che inneggiano al tuo nome. Le impronte, nel calcio, sono curiosamente accompagnate da un'eco inconfondibile.