L'eco del passato. Auguri al "Corvo" Francesconi

19.11.2013 08:15 di  Serena Timossi   vedi letture
L'eco del passato. Auguri al "Corvo" Francesconi
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Correva la stagione '66-'67 quando Fulvio Francesconi, ala reduce da tre stagioni con la maglia della Roma, approdò a Genova. La Sampdoria, dopo 20 stagioni nella massima serie, si apprestava a disputare il primo campionato cadetto. Alla guida della società si trovava il nuovo presidente Arnaldo Salatti che, dopo aver confermato il tecnico Fulvio Bernardini, aveva rafforzato la squadra con alcuni elementi come lo stesso Francesconi e Roberto Vieri, per provare a centrare la risalita immediata.

Il giocatore originario di Russi, che dopo l'esordio professionistico con la maglia del Como aveva disputato un paio di buone stagioni in giallorosso, con un calo di rendimento nel campionato '65-'66, era più che motivato a rilanciarsi ed esordì nel migliore dei modi: al "Bentegodi", nel primo atto stagionale, siglò una perentoria doppietta con cui i blucerchiati superarono il Verona.

Francesconi si rivelò uno dei trascinatori in quella che divenne una storica cavalcata verso la Serie A, realizzando 20 reti che gli valsero il titolo di capocannoniere del torneo e che consentirono alla Samp di staccare il lasciapassare per l'agognato traguardo. Il giocatore ravennate, che si guadagnò il soprannome di "Corvo" per la sua rapacità in area di rigore, vestì la casacca blucerchiata sino al 1971, realizzando 33 reti in 108 presenze e guadagnandosi un posto nell'almanacco dei triplettisti blucerchiati per avere realizzato una storica tripletta ai danni dell'Arezzo. Tra i suoi primati all'ombra della Lanterna, inoltre, va ricordato che siglò il gol numero 1000 in campionato della storia dell'U.C. Sampdoria.

Gli anni che Francesconi visse a Genova furono quelli in cui la Sampdoria divenne una realtà conosciuta per la sua lealtà sportiva, portando fuori dai confini regionali un'immagine pulita che, fortunatamente, non è mai venuta meno col passare degli anni. Furono gli anni dell'arrivo del presidente Colantuoni, anni di austerità, di agonismo e sudore sul campo per raggiungere la salvezza, delle reti di "Bisontino" Cristin e dei giovani prodotti del vivaio come Marcello Lippi. Furono anni che dovrebbero essere ricordati e raccontati dai tifosi più datati alle generazioni moderne, perché insegnarono a soffrire, ma senza smettere di cantare, restando sempre accanto a quei colori magici.