ESCLUSIVA SN - 1946, Vasino: "Nonostante fosse lento, Cerezo sapeva sempre ciò che doveva fare con il pallone"

14.01.2015 19:46 di Andrea Massucci   vedi letture
ESCLUSIVA SN - 1946, Vasino: "Nonostante fosse lento, Cerezo sapeva sempre ciò che doveva fare con il pallone"
© foto di Sampdorianews.net

La storia blucerchiata raccontata attraverso gli aneddoti, gli episodi, e i ricordi di chi l’ha vissuta: la nuova puntata della rubrica di Sampdorianews.net dedicata ai 68 anni della Sampdoria, 1946, ospita come narratore per l’album dei ricordi blucerchiati una delle voci storiche del calcio italiano: Gianni Vasino.

"Oggi parliamo di Toninho Cerezo: parlava molto spesso in brasiliano e quando tentava di parlare in italiano lo faceva infilando la desinenza brasiliana cioè italianizzava delle parole brasiliane e tutto ciò era molto bizzarro. Insieme a lui giocavano Mancini e Vialli e al termine delle partite, una volta negli spogliatoi per le interviste, gli chiedevano il motivo per il quale fosse molto lento in campo e lui rispondeva 'Sono lento perché voglio andare lento visto che sono tutto cervello, non sono uno che corre come voi'. Aveva una falcata che sembrava dovesse cadere da un momento all’altro e invece quando gli arrivava il pallone trovava sempre la miglior posizione per controllarlo, passarlo o tirare in porta. Era straordinario.

Spesso sembrava che in campo non ci fosse poi improvvisamente gli veniva dato un pallone, si rianimava e con il suo passetto andava dove voleva e otteneva sempre ciò che voleva. Era un giocatore che ragionava molto, che sapeva dove mettere la palla e dove andare per riceverla. Quando non riceveva il pallone si rivolgeva al compagno che non gliel’ aveva passato toccandosi la testa, come per dire: 'Hai la testa dura perché non mi vedi e quindi non sai sfruttare la tua azione'.

Toninho Cerezo era solito portare due cani agli allenamenti a Bogliasco, i quali facevano i loro bisogni sul campo di gioco e in particolare Vierchowod si lamentava a voce alta e anche negli spogliatoi di questo fatto. L’allora direttore sportivo Paolo Borea lo richiamò dicendogli di non portare i suoi cani all’allenamento e lui rispose con la faccia più bella del mondo: 'E' necessario che io li porti perché loro due portano via il malocchio e la sfortuna della squadra'.

Un’altra curiosità di Cerezo è che non si è mai saputa la sua vera età perchè quando qualcuno gliela chiedeva, egli rispondeva che al suo Paese l’anagrafe chiudeva spesso e non sempre si poteva frequentare".