ESCLUSIVA SN - 1946, Sessarego: "Vi racconto la finale di Wembley..."

16.09.2014 19:46 di Alberto Boffano Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA SN - 1946, Sessarego: "Vi racconto la finale di Wembley..."
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La storia blucerchiata raccontata attraverso gli aneddoti, gli episodi, e i ricordi di chi l'ha vissuta e ciò che vi proponiamo attraverso la rubrica "1946", online ogni martedì sera alle 19.46.

Per la puntata di oggi Sampdorianews.net ha avuto il piacere di scambiare qualche parola con il noto giornalista Piero Sessarego, che ha scelto di raccontarci ciò che ricorda della partita probabilmente più importante della fantastica storia del club blucerchiato:

"Vi parlerò di una pagina stupenda e al tempo stesso tremendamente malinconica della storia della Sampdoria: il punto più alto, la finale di Coppa dei Campioni a Wembley, quando la Coppa dei Campioni era ancora un'autentica Coppa dei Campioni poiché ci partecipava soltanto il Campione di ogni singola nazione. La reputo veramente una pagina che è passata alla storia. Vi racconto quindi la finale di Wembley, con l'antefatto, terribile sotto un certo profilo e al tempo stesso tenerissimo, che ci fu.

Paolo Mantovani era un presidente che per nulla al mondo avrebbe voluto mentire. Se fosse stato uno di quei presidenti disposti ad accedere, diciamo, a qualche via trasversale o a qualche punto di passaggio accorciato, forse di scudetti avrebbe potuto vincerne anche due o tre, non soltanto uno. Egli decide che non se la sente più di affrontare a pieno ritmo un calcio che andava avanti, dove era appena entrato Berlusconi, in quanto comprendeva che sarebbe andato a finire in uno sport meno poetico e basato esclusivamente sugli introiti: era uno che vedeva due chilometri avanti agli altri. Decise allora che bisognava vendere un quadro, e si vendette Il quadro, senza mancare di rispetto a Mancini che lui stesso definiva 'l’unico che non si potrà mai vendere'. Decise dunque di cedere Vialli alla Juventus.

C'era già stata quella volta in cui Gianluca era stato ceduto al Milan di Berlusconi: era stato un momento in cui il Presidente era stato colpito in un attimo di debolezza, dodici milioni e mezzo di allora erano grandissimi soldi. Vialli viene chiamato da Mantovani che gli dice 'Luca, guarda, ho dovuto farlo'. Vialli si inginocchia lì davanti a lui dicendogli 'Presidente, io voglio restare con lei. Lei ha già firmato, ma io non sono d'accordo: voglio restare con lei'. Allora Mantovani, con le lacrime agli occhi per la gioia, prende il contratto e glielo straccia davanti agli occhi.

Viene però il giorno in cui Agnelli riesce a far breccia, e Vialli andrà alla Juventus in cambio di soldi e alcuni giocatori. E Pari, inoltre, andrà al Napoli. Un presidente normale non avrebbe detto niente: si va a Wembley e si gioca la partita. La Sampdoria era più forte di quel Barcellona, come già lo era nell’amara Berna (la finale della Coppa delle Coppe della stagione ‘88/’89 persa dai blucerchiati per 2 a 0 ancora contro i blaugrana, ndr) dove però arrivò a brandelli, in condizioni pietose e con le forze contate, con Pellegrini infortunato e Cerezo mezzo rotto. Ma pazienza, qui si cantava sempre dopo le gloriosissime sconfitte che si aggiungevano alle altrettanto gloriosissime e molto più numerose vittorie.

Ma torniamo a Webley. Se i blucerchiati avessero raggiunto l'Inghilterra con lo Scudetto sul petto e con il morale alle stelle si sarebbero mangiati il Barcellona, ne sono sicurissimo. Fatto sta che invece Mantovani li chiama e gli dice 'Tu Luca andrai alla Juve, e Pari, tu andrai al Napoli'. Una cosa pazzesca. E allora che succede? Succede che la sera, quando si radunavano il gruppetto di amici da Carmine, furono lacrime pazzesche: Vialli piangeva, Pari piangeva, Cerezo piangeva, Mancini piangeva perché gli portavano via quelli che erano amici del cuore oltre che straordinari compagni.

Ed ecco che andiamo a Londra: trentamila sampdoriani, e ripeto trentamila, che raggiungono la Capitale inglese con una trasvolata che non si vedeva dalla Seconda Guerra Mondiale, una cosa enorme e magnifica. I giocatori vanno in campo, naturalmente decisi a dare tutto, ma con questo morto in pancia: un Luca Vialli normale non si sarebbe mangiato quei due/tre gol pazzeschi che si mangiò all'inizio sullo 0-0. Bastava buttarne dentro una e il Barcellona si sarebbe sfasciato. A un certo punto il grandissimo Vujadin Boskov, davvero grandissimo, mi fa l'errore tattico con Katanec e Cerezo: invece che mettermi Cerezo avanti e Katanec indietro mi fa il contrario. Fatto sta che non si riesce ad avere ragione di un Barcellona decisamente più debole, però agguerritissimo e anche lui con i suoi trentamila catalani sugli spalti. Una finale incredibile. Che succede? A poco dalla fine, Invernizzi viene pescato dall’arbitro su un fallo dal limite che non aveva commesso. Pazienza, tanto in porta c’è Pagliuca. Purtroppo però dall’altra parte c'era Koeman a tirare, che calcia la bomba e fa gol. Se si andava ai rigori, a quel punto lì, la Sampdoria avrebbe vinto perché Pagliuca era enormemente più bravo del portiere degli spagnoli e qualche pezza sui rigori ce l'avrebbe messa. E invece è andata così.

Mi ricordo come se fosse adesso il Presidente che alla fine, mentre tutti i tifosi della Samp piangevano e cantavano, scende lentamente e tremolando dalle scale del vecchio Wembley con gli occhi davvero di fuoco e di lacrime e con la sigaretta in bocca. Una scena pazzesca, una scena che paradossalmente lui stesso si era acquistato. Perché ripeto, bastava fare per un attimo il Presidente normale e non dire nulla ai ragazzi, parlargli solo dopo aver alzato in aria la Coppa. E invece è andata così".

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