ESCLUSIVA SN - 1946, Rissetto: "Chiorri, un re dimenticato"

24.04.2015 19:46 di  Roberto Lazzarini   vedi letture
ESCLUSIVA SN - 1946, Rissetto: "Chiorri, un re dimenticato"
© foto di Sampdorianews.net

Un vecchio eroe quasi dimenticato nel tempo, una promessa mancata che ancora brucia nel cuore dei tifosi, ma un talento così puro e splendente da rimanere per sempre impresso negli occhi di chi ha avuto la fortuna di vederlo dal vivo. Questo è Alviero Chiorri, giovane attaccante che alla fine degli anni '70 fece sognare e disperare il popolo blucerchiato con il suo genio e la sua sregolatezza. Di lui ci ha parlato Stefano Rissetto, giornalista del Corriere Mercantile, e a lui sarà dedicata questa puntata di 1946, la rubrica di Sampdorianews.net dedicata ai 68 anni della Sampdoria:

“Alviero Chiorri è probabilmente il giocatore più inespresso della storia della Sampdoria. Chiorri era seconda punta dall’enorme bagaglio tecnico, cercava sempre il dribbling, aveva un piede sinistro fatato, con il quale sapeva anche calciare splendidamente le punizioni. Era un giocatore completo perché era anche alto ed aveva un ottimo stacco di testa. Chiorri ha avuto dei successori che hanno raccolto la sua eredità come ad esempio Mancini o più recentemente Cassano. Dotati tutti di tecnica fuori dal comune, questi tre giocatori divergono per quello che sono riusciti ad esprimere in blucerchiato. Mancini, nonostante qualche difficoltà iniziale, è riuscito a confermare pienamente le sue doti di campione, grazie anche all’ambiente a soprattutto al rapporto paterno che aveva instaurato con il presidente Mantovani. Cassano è riuscito solo in parte ad affermarsi definitivamente alla Sampdoria, perché se parliamo di talento era leggermente inferiore a Chiorri ma molto più dotato di Mancini, però allo stesso tempo è stato accompagnato da quel carattere che ne ha complicato il percorso e che ha determinato la fine della sua avventura a Genova. Chiorri rimane quindi il giocatore dal talento forse più puro e splendente della storia della Sampdoria, seppur questo talento sia stato visto solo a sprazzi e non sia riuscito ad esplodere definitivamente, e questo principalmente a causa del carattere di Alviero. Il suo talento era infatti pari solamente alla sua indolenza, perciò era sia l’idolo che la disperazione della tifoseria. Le parole che più si adattano a questo giocatore sono quelle cantate da Roberto Vecchioni nella canzone Per un vecchio bambino: “E il tempo diventava ieri, e con il tempo non crescevi, eri la mia disperazione…”. Mantovani, quando acquistò la Sampdoria nel 1979, pose come condizione alla proprietà cessionaria che non venisse venduto Chiorri, a riprova di quanto si puntasse sul futuro di quel ragazzo. Purtroppo lo stesso Mantovani, anni dopo, disse a Chiorri che era stato la più grande delusione della sua vita, per quello che avrebbe potuto essere ma che non era mai riuscito a diventare. Fulvio Bernardini, figura di spicco della storia del calcio italiano, soleva ripetere che se Chiorri avesse avuto un decimo del cervello di una persona normale sarebbe stato il più grande di tutti i tempi. Era un indisciplinato, un anarchico, un irregolare, del tutto allergico alla disciplina di gruppo, indolente, non perché fosse cattivo o presuntuoso ma semplicemente perché era nella sua natura. Per questo il paragone con Cassano rende molto bene l’idea di chi fosse Chiorri.

Chiorri è stato il giocatore più importante per la generazione dei sampdoriani dell’era pre Mantovani perché è stato il primo che ha fatto coltivare l’idea che potessero davvero arrivare periodi d’oro per la Sampdoria, perché una classe come la sua non si era vista a Genova, ad eccezione forse di Suarez, anche se era un giocatore diverso. Chiorri esordì a 16 anni in una partita di Coppa Italia contro la Fiorentina e chi era allo stadio non potrà mai dimenticare lo spettacolo che regalò questo ragazzo. Purtroppo arrivò in una Samp ancora abbastanza povera e in mezzo ad una crisi societaria. Nel ‘77 trascinò la Primavera alla vittoria nel torneo di Viareggio, vittoria che rimane ancora unica nel palmares blucerchiato, ma pochi mesi dopo la prima squadra retrocedette in B, categoria in cui rimase per i successivi cinque anni. Chiorri ebbe così la possibilità di giocare da titolare in prima squadra, ma per varie ragioni non riuscì mai ad esprimersi. Sicuramente allora più di oggi la serie B era un vero e proprio galoppatoio, inadatta ad un giocatore di talento come lui, e la stessa squadra non riuscì mai a supportarlo. Bisognava spazzare, giocare duro su ogni pallone per salvarsi, e un talento come quello di Chiorri era un lusso che non si riusciva ad innescare, non vi era spazio per l'estro e la fantasia. Chiorri riesce però a scolpire per sempre il suo nome nella storia della Sampdoria il 21 Marzo 1981. La Sampdoria va a Milano per giocare contro il Milan, retrocesso l’anno prima in serie B per illecito sportivo. I blucerchiati sono ovviamente sfavoriti e nessuno si aspetta che riescano a portare via punti da San Siro. Invece, contro ogni pronostico, la Sampdoria riuscì a vincere quella partita, e proprio con gol di Alviero Chiorri, che riuscì incredibilmente a sgusciare via a Collovati e Baresi, giocatori fenomenali che l’anno dopo sarebbero diventati campioni del Mondo. Quella vittoria resta ancora oggi impressa nella memoria di chi ebbe la fortuna di vederla, perché segnò il passaggio dalla piccola Sampdoria dei Colantuoni e degli Olivetti alla grande era di Mantovani. Io stesso ho dedicato a quell’impresa un romanzo, La ragazza di San Siro, proprio perché l’importanza di quella partita merita di essere tramandata alle generazioni future. Ancora oggi se si chiede a chi è nato intorno agli anni ’50 o ’60 qual è la partita della Sampdoria che ricorda con più emozione, la memoria non andrà alla vittorie contro il Lecce o contro l’Anderlecht, ma andrà proprio a quel gol di Chiorri contro il Milan.

Chiorri andò via dalla Sampdoria perché ormai si capiva che non aveva la costanza, la tenacia e l’autodisciplina necessaria per supportare il suo immenso talento, che sarebbe rimasto per la maggior parte inespresso. L’anno della promozione fu venduto al Bologna, poi passò alla Cremonese, dove riuscì a far risplendere ancora una volta la sua classe. Rimase tuttavia per sempre legato alla Sampdoria e continuò a seguirla da tifoso in quegli anni indimenticabili, tanto che fu presente sugli spalti sia a Goteborg che a Wembley. Per uno strana scelta del destino proprio contro la Sampdoria giocò la sua ultima partita da professionista. Era il 24 Maggio 1992, la prima partita dopo la sconfitta contro il Barcellona nella finale della Coppa dei Campioni, ed era anche la partita d’addio di bandiere come Pari, Vialli e Boskov. Tutti salutavano la fine di un ciclo straordinario e per questo l’addio al calcio di Chiorri, che si svolgeva lo stesso pomeriggio, restò quasi nascosto.

È difficile oggi spiegare cosa rappresentò Chiorri per i tifosi che vissero quel periodo, perché se si vanno a vedere i gol segnati e le vittorie, ci si rende conto di quanto in realtà il suo ricordo sia legato più a quello che avrebbe potuto fare che a quello che ha fatto. I gol non furono poi molti, e le prestazioni memorabili furono sbiadite da tante prestazioni deludenti, ma aveva dei colpi talmente enormi che non poteva non entrare nel cuore. Per chi lo ha visto resta ancora oggi il più amato, anche più di Vialli e Mancini. Emblematico aneddoto di questa storia è il ritorno di Chiorri al Ferraris, nel 2008. È la prima di campionato, avversaria l’Inter di Mourinho, si gioca in notturna. Prima del fischio d’inizio, Alviero Chiorri entra in campo e si avvia verso la Sud per salutare i tifosi. È la prima volta che Chiorri torna a Genova dalla sua partita di addio nel 1992. Io c’ero e quello che vidi fu surreale e malinconico: i tifosi più datati, che lo avevano visto illuminare il campo con la sua classe quando era ragazzino, lo salutarono commossi, quasi in lacrime. I giovani applaudivano, ma allo stesso tempo non sapevano chi fosse, non lo riconoscevano. Un re dimenticato, che non è riuscito ad essere tramandato come forse avrebbe meritato. Chiedi chi era Alviero Chiori scrisse Roberto Roversi, una domanda che molti giovani dovrebbero porre, per scoprire uno dei più grandi giocatori che abbiano mai indossato i colori blucerchiati”.

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