ESCLUSIVA SAMPDORIANEWS - Stefano Sacchetti: "Paolo Mantovani ha lasciato un segno indelebile. Sampdoriani sempre vicini alla squadra"

08.08.2009 08:00 di  Diego Anelli   vedi letture
ESCLUSIVA SAMPDORIANEWS - Stefano Sacchetti: "Paolo Mantovani ha lasciato un segno indelebile. Sampdoriani sempre vicini alla squadra"
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© foto di Federico De Luca

Nonostante il calcio mercato sia nel suo periodo clou e il calore estivo, non si interrompono le nostre interviste esclusive. 8 anni in blucerchiato in epoche diverse: 1992- 1997 e 2002 – 2005, 154 presenze condite da 2 goal in campionato con la casacca doriana. Sono questi i numeri di Stefano Sacchetti, intervistato in esclusiva da Sampdorianews.net per i suoi lettori. Ecco l’intervista in versione integrale:

Hai vissuto due diverse esperienze in blucerchiato in epoche completamente diverse, puoi esternarci i tuoi ricordi? “Sono state sicuramente due esperienze importanti vissute in momenti molto differenti. Quando arrivai per la prima volta alla Sampdoria avevo 21 anni, provenivo dalla serie B e venni inserito in una grande squadra composta da campioni affermati che avevano vinto lo scudetto 2 anni prima e perso ai supplementari la finale di Coppa dei Campioni, all’epoca la Sampdoria era tra le squadre più quotate in assoluto. Campioni del calibro di Mancini, Mannini, Lombardo, Vierchowood, Salsano mi hanno aiutato molto sia dal punto di vista tecnico, che sotto il profilo della personalità. Nella seconda esperienza invece ero più motivo, avevo un bagaglio tecnico diverso, avevo altri campionati alle spalle, abbiamo vinto la serie B e ci siamo comportati benissimo in serie A per due stagioni, sicuramente è un’esperienza che sento più mia, più viva”.

Come è stato il rapporto con i tifosi blucerchiati?
“Buono, tanti tifosi, tuttora quando capito a Bogliasco, mi salutano, mi riconoscono, mi chiedono informazioni, sicuramente ho un bel ricordo di loro. I genovesi sono caratterialmente piuttosto chiusi, ma se ti apprezzano, allora si aprono e danno davvero tutto”.

Nel corso delle due esperienze in blucerchiato hai avuto la fortuna di conoscere ben 3 Presidenti: Paolo Mantovani, suo figlio Enrico e Riccardo Garrone. Puoi descriverli dal tuo punto di vista?
“Ho un grande ricordo di Paolo Mantovani. Ricordo ancora oggi il giorno della mia presentazione nella sede della Sampdoria in Via XX Settembre: all’epoca ero un ragazzino, lui era un uomo molto distinto, pacato, ti faceva capire tutto semplicemente con uno sguardo, o con due parole, una persona dal grandissimo carisma, il miglior Presidente, che mi ha lasciato un segno indelebile. Suo figlio Enrico era una bravissima persona, ma sicuramente dotato di meno esperienza e carisma. Garrone lo conoscevo già, perché negli anni novanta ci sponsorizzava. A distanza di anni l’ho conosciuto meglio come Presidente, anche lui una persona molto distinta e pacata, ma con un’altra mentalità rispetto a Paolo Mantovani, ma sono passati 18 anni, il calcio è cambiato molto”.

La gioia più indescrivibile e il rimpianto più pesante della tua carriera.
“Ho provato tantissime gioie: l’esordio in A con la Samp contro il Torino, le vittorie contro le big come Milan, Inter e Juventus, il trionfo in Coppa Italia, 2 goal in A con la maglia blucerchiata. Ho conosciuto tanti campioni anche fuori dal campo, non è una frase fatta, è la verità. La Sampdoria era e resta tuttora, secondo quanto riferitomi dal mio ex compagno Palombo, un ambiente particolare, i tifosi sono sempre caldi e vicini alla squadra in qualunque situazione, la società porta avanti un progetto serio. Rimpianti? Nessuno in particolare, credo di aver dimostrato quello che potevo dare”.

Le motivazioni del tuo addio alla Sampdoria?
“La società mi aveva proposto il rinnovo annuale, ma avevo voglia di cambiare, di ricercare nuovi stimoli altrove. Il Presidente Lori è una gran persona, mi offrì subito un biennale, voleva portare avanti un progetto ambizioso, mi affascinava una nuova sfida. Avevo un ottimo rapporto con Novellino, gli è dispiaciuto molto che partissi, ma ha compreso le mie ragioni. A Mantova sono stato benissimo, ho vissuto 4 anni intensi in una città splendida, il rimpianto è aver lasciato la Sampdoria in serie A, che ormai rappresenta un lusso vista la mia età.

Come giudichi l’attuale organico della Sampdoria targata Del Neri?
“Mi fa una buona impressione, finora ha realizzato un mercato giudizioso, l’ossatura era già molto buona, l’organico va magari ancora completato con giocatori adatti allo schema praticato dal nuovo allenatore. Poi Cassano è il valore aggiunto della squadra, senza togliere nulla ai suoi compagni di squadra”

Da collega di reparto quale è il tuo parere su Dario Dainelli, che dovrebbe arrivare a breve in blucerchiato?
“L’ho affrontato diverse volte, lo reputo un ottimo giocatore, un rinforzo importante. La Samp ha perso un bel mastino come Campagnaro, serve esperienza, lui ne ha molta anche a livello europeo, darebbe un bel contributo alla causa”.

Come mai si è interrotta l’esperienza al Mantova?
“Dopo 4 anni si è concluso un ciclo. La società, non avendo raggiunto l’obiettivo della serie A, ha deciso di cambiare strategia e puntare sui giovani, svecchiando un organico tra i più anziani della cadetteria. Si è trattato comunque di una scelta reciproca, la società mi ha parlato a quattro occhi e l’ho apprezzato molto”.

Hai avuto contatti con qualche club in questi mesi estivi?
“Resto in attesa, gli stimoli e l’integrità fisica non mancano, ho ancora voglia di divertirmi. Finora il mio procuratore ha avuto diversi contatti, ma finora soltanto chiacchiere, nulla di concreto, le società danno la priorità allo sfoltimento delle rose. È un momento particolare, gli svincolati sono tanti, anche nel calcio c’è un po’ di crisi soprattutto nelle serie inferiori”.

Quale professione vorresti svolgere dopo aver appeso gli scarpini al chiodo?
“Mi piacerebbe molto fare l’allenatore delle giovanili, è un ruolo che mi appassiona da sempre a prescindere dalla categoria”.

Un saluto ai sempre più numerosi lettori di Sampdorianews.net e all’intero pubblico sampdoriano.
“Li saluto calorosamente, sono stato davvero bene per 8 anni alla Samp, come se fossi a casa mia. Mi hanno sempre trattato bene, spero di aver lasciato un bel ricordo dentro e fuori dal campo”.

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