Tradito dal destino. Auguri a Lassissi, roccioso ribelle

15.08.2011 08:15 di Serena Timossi   vedi letture
Tradito dal destino. Auguri a Lassissi, roccioso ribelle
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© foto di Federico De Luca

La fama di testa matta ne ha inevitabilmente condizionato la sfortunata carriera, segnata da un  grave infortunio ai tempi dell’esperienza con la maglia della Roma. Eppure, in quelle 19 partite con la casacca della Samp nella stagione ’98-’99, Saliou Lassissi era riuscito a far vedere il meglio (a livello sportivo) e il peggio (sotto il profilo comportamentale) di sé.

All’epoca esisteva un’iniziativa che, a turno, permetteva ai bambini abbonati nel settore famiglia blucerchiato di visitare lo stadio e gli spogliatoi del Ferraris, passando accanto ai propri beniamini a pochi istanti dall’inizio del riscaldamento. Ricordo ancora la strana sensazione che mi colse quando le scarpe da ginnastica calcarono l’erba e, dando uno sguardo agli spalti dal cerchio di centrocampo, mi sentivo una formica persa in un  prato troppo grande per lei. Negli spogliatoi avevo incontrato il mio idolo di allora, Vincenzo Montella, e il disponibile Grandoni aveva sorriso al gruppo di piccoli tifosi blucerchiati. Di Lassissi mi rimase impressa la stazza: il difensore ivoriano era un concentrato di forza fisica con i suoi 185 cm per 80 kg, tanto che la prestanza e il buon tempismo avevano fatto sì che gli fosse attribuita la definizione di "nuovo Taribo West", ai tempi degli esordi con la maglia del Rennes, in seconda divisione francese.

Il Parma lo aveva prelevato proprio dalla compagine francese nel '98, girandolo in prestito alla Samp per una stagione. 19 gettoni che avrebbero potuto essere di più se la famigerata "testa matta" non avesse fatto capolino contro la Salernitana, meritandosi cinque giornate di squalifica, quando tentò di aggredire l'arbitro, reo di averlo espulso, e colpì più volte il malcapitato Palmieri, accorso per calmarlo. Le doti da eccellente difensore c'erano e furono confermate dalle due stagioni successive con Parma e Fiorentina. L'episodio chiave della sua carriera fu nel 2001, quando il neo acquisto della Roma riportò la rottura di tibia e perone a sette minuti dall'inizio dell'amichevole con il Boca Juniors. La sera del 7 agosto il suo destino gli riservò un risvolto inatteso e negativo: comincò un lungo periodo di inattività, accompagnato da polemiche e battaglie legali proprio nei confronti della società giallorossa. Per la Roma il giocatore non seguiva scrupolosamente le terapie, per Lassissi l'intervento non era stato eseguito correttamente e la società aveva messo in atto un ostracismo nei suoi confronti, non facendolo scendere in campo nemmeno con la Primavera, senza stipendiarlo. L'ivoriano vinse la causa, ma rimase tre anni lontano da gare ufficiali.

Difficile trovare qualcuno disposto a puntare ancora su di lui, ma Lassissi non mollò, allenandosi in sordina nella periferia di Parigi, finché non giunse la chiamata del Nancy.seguita da quella dei turchi dell'RFC Daoukro, ma non riuscì a scendere in campo con nessuna delle due squadre. Anche la strada svizzera, nel Bellinzona, si interrompe alla prima curva: per lui tre sole presenze. Ultima tappa fu L'Entente, prima di appendere definitivamente gli scarpini al chiodo nel 2008, a soli trent'anni.

Il destino, che già aveva sottoposto Lassissi ad un'infanzia difficile in un quartiere, Marcory, in cui i capi banda spesso coinvolgevano ignari ragazzini in rapine e furti, gli ha dato il talento con il pallone e gli ha tolto buone prospettive di carriera nel momento dell'ascesa. Un vero peccato, ma Lassissi si era già preso la sua rivincita, dando alla madre e alle tre sorelle la tranquillità economica di cui avevano bisogno, una soddisfazione ben più grande dell'aver annullato qualsiasi grande attaccante.