La straordinarietà di un uomo qualunque. Auguri a Giovanni Lodetti

10.08.2011 08:15 di  Serena Timossi   vedi letture
La straordinarietà di un uomo qualunque. Auguri a Giovanni Lodetti
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© foto di Giulia Prosperi

Oggi ricopre il ruolo di opinionista per una nota emittente televisiva lombarda, ma Giovanni Lodetti vanta un passato calcistico da colonna del Milan e quattro stagioni, tutte con la fascia da capitano, alla Samp tra il 1970 e il 1974.

Centrocampista dotato di piedi buoni e di un forte spirito di sacrificio, cresciuto nel vivaio rossonero, Lodetti esordisce in serie A nel 1961, l’anno dell’ottavo scudetto del Milan. In quegli anni gioca accanto a grandi campioni come Rivera e Altafini, conquistando trofei nazionali e internazionali: la sua bacheca comprende due scudetti, una Coppa Italia, due Coppe dei campioni, una Coppa delle Coppe e una Coppa Intercontinentale.

Nel ’68 si toglie la soddisfazione di vincere un Europeo con la Nazionale, ma la sua esperienza azzurra è segnata da una delusione patita alla vigilia di Messico ’70: in seguito all’infortunio di Anastasi, vengono convocati altri due attaccanti ( Boninsegna e Prati) e, trovandosi con un elemento in esubero, il ct Valcareggi decide di escludere proprio Lodetti.

Nel 1970 il centrocampista passa alla Sampdoria. La comunicazione della dirigenza rossonera lo coglie di sorpresa; all’improvviso cambiano gli obiettivi: dalla lotta per lo Scudetto a quella per la salvezza, in un’epoca davvero ardua per i colori blucerchiati. La prima stagione genovese lo vede trasformarsi nella “chioccia” di un giovane prodotto del vivaio blucerchiato di nome Marcello Lippi e le loro prestazioni, unite a quelle di Cristin, Salvi, Suarez e alle parate di Battara, valgono la salvezza, ottenuta l’ultima giornata. Da Bernardini ad Herrera in panchina, la Samp centra l’ottavo posto l’anno seguente e l’esperto Lodetti si confermerà determinante negli equilibri di squadra. Nel ’72-73 ancora una salvezza sul filo di lana, conquistando l’agognata permanenza in A negli ultimi ’90 minuti e in virtù della migliore differenza reti. La Samp dei miracoli, tuttavia, non riesce a ripetere l’impresa nella stagione ’73-’74, quando si classifica penultima con alle spalle il Genoa, fanalino di coda. In estate giunge l’inattesa notizia del ripescaggio dei blucerchiati per via degli illeciti sportivi di Foggia e Verona e la compagine blucerchiata può festeggiare con sollievo la permanenza nella massima serie.

Dopo 4 campionati e 117 presenze consecutive (salterà solamente le ultime tre gare per dare spazio ai più giovani, a salvezza ormai sfumata), Lodetti saluta la Samp, anche se non lascerà mai del tutto l’ambiente ligure, conservando una casa a Moneglia. La ragione dell’addio è una scelta tecnica del nuovo mister Corsini, che preferisce puntare sui giovani. Il trentaduenne dimostrerà però di avere ancora delle frecce al proprio arco nel corso dei quattro campionati successivi con Foggia e Novara.

Un aneddoto consente di capire meglio la personalità di Lodetti: qualche tempo dopo il ritiro, gli capitò di passeggiare in un parco, dove alcuni ragazzi stavano giocando a calcio. Notando che la squadra in inferiorità numerica era in grande svantaggio, chiese di giocare. Vinto lo scetticismo iniziale dei giovani di fronte a quello che consideravano un “attempato” ultratrentenne, Lodetti prese parte alla sfida. Ben presto fu chiaro che quel “signore” fosse piuttosto bravo, ma lui affermò di aver fatto soltanto tornei aziendali e finse di chiamarsi Ceramica (ironia della sorte sarà anche il settore in cui si cimenterà da imprenditore). La sua vera identità fu scoperta soltanto molte partite più tardi.

Lodetti, l’uomo qualunque che non ha mai fatto pesare il suo passato calcistico, incarna la straordinaria semplicità di chi ha amato un calcio lontano dai privilegi di quello attuale, ha saputo reinventarsi quando gli obiettivi sono cambiati, ma soprattutto non ha mai perso di vista l’umiltà e il primo motivo per cui si inizia a calcare il rettangolo verde: la passione.